CONVEGNO DI SABATO 25 FEBBRAIO 2023

SABATO 25 FEBBRAIO all’AUDITORIUM di CITTÀ degli STUDI a Biella, dalle 9 alle 13,00, Eco di Biella e BIelleseGreen hanno organizzano un convegno sul Futuro del Biellese. Un appuntamento conclusivo, frutto del rapporto: IL BIELLESE CHE NON TI ASPETTI. Il rapporto editato è una guida progettata per tutti coloro che, come NOI, hanno dei sogni nel cassetto. Purtroppo, avere dei sogni non basta, i sogni vanno realizzati e per realizzarli dobbiamo tradurli in obiettivi specifici, in un piano d’azione e perseguirli giorno dopo giorno. Il rapporto BIelleseGreen, sarà per NOI una risorsa preziosa. Ci aiuterà a pensare, (forse) pianificare e organizzare, e ci indurrà a «non mollare», spingendoci verso la costruzione di un territorio, il Biellese, migliore, da lasciare alle future generazioni. Oggi, il nostro dovere è far sì che i lettori, le istituzioni e tutte le figure professionali in campo ci seguano, sapendo che il FUTURO del BIELLESE è «NELLE NOSTRE MANI».

I biellesi si mettano insieme per un piano strategico

di ANDREA MOGGIO

Gli oltre 400 partecipanti che sabato mattina, all’Auditorium di Città Studi, hanno assistito per oltre quattro ore al convegno promosso da Eco di Biella, attraverso il format BIelleseGreen, non sono rimasti delusi. La qualità dei relatori, la sensibilità sull’argomento («Il Futuro del Biellese nelle nostre mani» era il titolo dell’evento) hanno tenuto incollate ai propri posti, dall’inizio alla fine, praticamente tutte le persone presenti. Una partecipazione che ci lusinga e responsabilizza per gli sviluppi futuri di questa iniziativa, sapientemente organizzata da Michele Porta, coordinatore editoriale di Eco di Biella, e magistralmente moderata da Giovanni Orso, redattore delle pagine economiche del nostro giornale. Era solo il primo di numerosi altri appuntamenti, che cercheranno di fare di stimolo alla creatività, all’emersione di idee, competenze, voglia di mettersi in gioco per lo sviluppo del nostro territorio.
Se dobbiamo individuare l’elemento centrale del convegno, quello da cui partire per spiegare le ragioni che ci hanno spinto a organizzarlo, è sufficiente richiamare le conclusioni dell’intervento dell’ingegner Andrea Rolando, urbanista, docente al Politecnico di Milano: «Nel Biellese si deve fare un piano strategico. E’ una cosa che non faccio io e neppure, singolarmente, quanti sono seduti a questo tavolo. Lo fa una comunità, una comunità allargata: gli attori ci sono tutti, dalle associazioni di categoria alle Fondazioni, la Camera di Commercio, la politica, l’Unesco, che è una struttura territoriale di dimensioni globali. L’Unesco non può stare solo su Biella, deve dilatare il proprio punto di vista creando delle cose che abbiano un valore anch’esso globale. Bisogna saper guardare all’esterno con progetti e iniziative di assoluta eccellenza, di livello assoluto. Perché le aziende, le esperienze, i marchi biellesi hanno questo livello globale e non c’è ragione perché anche i progetti non debbano avere questa ambizione. C’è un’intelligenza collettiva, una stratificazione, che fa parte del paesaggio biellese, che è strepitosa, forse unica a livello globale. Questa capacità di saper fare, di dare forma alle cose è una delle risorse immateriali che il progetto di Unesco Città creativa dovrebbe riuscire a portare avanti: serve ricerca scientifica, per capire come si fa, i politecnici e le università ci sono. E’ un processo, che dura qualche anno e traguarda, se c’è un’idea condivisa, al Biellese tra vent’anni».
In apertura del suo intervento Rolando ha tracciato alcune linee guida entrando nello specifico di quello che si può fare, di quello che c’è e può essere rigenerato, valorizzato.
«Il Biellese deve essere visto come un territorio radicato in una dimensione geografica ampia, tra la Dora Baltea e il Ticino, tra Milano e Torino, a sud delle Alpi, vicina ai Laghi, al Po, alle colline del Monferrato e delle Langhe, tra due importanti aeroporti. Il territorio, visto come un albero, deve essere “radicato” in un territorio più grande, da Torino a Milano, comprendendo Ivrea, la Valsesia, i Laghi, Vercelli e Novara».
Rolando vede il Biellese come un parco all’interno di contesti metropolitani, come Central Park per New York. «Un parco di 10.000 chilometri quadrati, grande quanto Yellowstone. La natura nel Biellese è stata il capitale iniziale che ha favorito lo sviluppo economico del territorio, natura ancora in larga parte disponibile ed estremamente varia, fatta di montagne, colline, pianure, terra, pietra, acqua, foreste, pascoli, fonte di risorse e di energia. Un paesaggio produttivo, che è il risultato di un’intelligenza collettiva del “fare” e del “saper fare” (e occorre anche “fare sapere!”). Come in ogni ciclo economico, oggi siamo in una fase nella quale l’economia deve reinventarsi, serve una fase di distruzione creatrice, necessaria in qualsiasi fenomeno di sviluppo economico. Passare da una logica di produzione (di tessuti…) ad una azione coordinata di “produzione di un paesaggio”. Un’opportunità importante per il Biellese, che può pensare di diventare un territorio dove si sperimenta un nuovo paesaggio. Puntando ad attribuire al Biellese il ruolo di territorio innovatore».
Un tema centrale nell’intervento dell’ingegner Rolando è quello di abbandonare l’idea di recuperare edifici industriali dismessi in termini museali, ma di creare qualcosa di nuovo. «La parola chiave non è riciclo, che significa distruggere per avere a disposizione un nuovo materiale, ma upcycle, che comporta l’utilizzo creativo e innovativo di materiali di scarto o oggetti che non sono più utilizzati per crearne di nuovi che hanno un valore aggiunto».
E ha portato l’esempio concreto dell’High Line di New York, la vecchia sopraelevata trasformato in un parco e divenuta meta turistica che caratterizza la metropoli americana.
«Questa visione, per il Biellese può essere supportata da elementi concreti del territorio. Mettendo mano al torrente Cervo, attraverso un asse importante che è quello della Strada Panoramica che connette la valle della Dora Baltea con quella della Sesia. La Strada Ivrea-Oropa, Rosazza-Oasi Zegna-Trivero-Borgosesia. Quella della strada Andrate Borgosesia e quella del Cervo dal lago della Vecchia a Quinto Vercellese sono le due strutture portanti del nuovo paesaggio: natura, turismo, sviluppo dei luoghi della trasformazione e dell’innovazione. Ogni costruzione è retta da strutture portanti. Le infrastrutture devono rendere accessibile il territorio. Ferrovie e Strade, possono essere viste in una prospettiva nuova che miri a valorizzare l’esperienza del viaggio e non solo minimizzare i tempi di spostamento. La qualità delle vie di accesso è cruciale: da Santhià, Carisio, Ghemme-Serravalle. La bellezza delle strade poi, è fondamentale».
Un impianto sostanzialmente condiviso dall’architetto Luisa Bocchietto: «Il Biellese è stato per lunghi anni una cultura monoindustriale di grande successo che ha illuso tutti che saremmo andati avanti per sempre. Che sarebbero venuti a cercarci e che noi non avremmo dovuto andare a cercare altri. Una visione chiusa, mentre noi dobbiamo guardare al resto del Piemonte, all’Italia, all’Europa. Qualche volta ci sono innovazioni che non avvengono per piccoli passi, ma per rivoluzioni. Cambiare è difficile, perché ci sono sempre resistenze, paure… Ci sono processi che richiedono tempo, pazienza, assiduità». L’architetto ha portato alcuni esempio concreti, come quello di Bilbao, o di Volterra candidata a Capitale della Cultura 2022, dove le istituzioni hanno affidato ai giovani il progetto di candidatura. «Ho vissuto quella esperienza. La città non ha coinvolto i giovani nel progetto, l’ha proprio affidato a loro. Il sindaco di Bilbao ha vinto la sfida di riconversione industriale: ha fatto una scelta impopolare e da città brutta, invivibile, pesantemente inquinata, grazie a un’architettura che ha trainato il cambiamento è diventata una meta di turismo mondiale».

«25.02.2023 Giorno Uno». Una cura per il futuro

di MICHELE PORTA

«È cristallizzata l’idea che sia la politica a determinare il benessere di un territorio e che, cambiando maggioranza, o cambiando leader, si possano ottenere cose che in realtà non dipendono solo dalla politica. E che non dipendono neppure dalla capacità di lottare per ottenerle. Questo non significa che la politica non sia importante, anzi. Ma soltanto se riesce a stimolare e a far crescere in modo prioritario quei «programmi», quei motori dello sviluppo che sono i veri produttori di ricchezza e anche i veri attrattori di investimenti».
Sabato 25 febbraio il «Giorno Uno», all’Auditorium di Città degli Studi, (a parte l’intervento del Ministro Pichetto), la politica non è stata chiamata ad «esprimersi», ma, per una volta, ad ascoltare!
I partecipanti messi attorno al tavolo, sono stati invitati per «provare» a sbrogliare il bandolo della matassa, mettendoci la faccia e cercando di mettere sul piatto delle proposte. Prima fra tutte, il tema del ricambio generazionale, diventato urgente per dare spazio alle energie e alle iniziative delle nuove generazioni. A parte la Fondazione CRB, che li ha coinvolti, stimolati e annunciando un «Young advisory board», i giovani, sono sempre rimasti orfani di una controparte istituzionale incapace di trasformare le proprie istanze in decisioni politiche.
Oggi, pare, che il vento sia cambiato. L’auspicio, è che prendano in mano le redini del loro futuro per ridare linfa, intellettuale e umana al Biellese. É arrivato il tempo di giudicare i fatti e non le parole. È arrivato il tempo di non cadere nel solito balletto di abbracci e strette di mano. È arrivato il tempo di costruire alleanze trasversali, anche in termini generazionali. È arrivato il tempo che la società civile, insieme ai giovani, assuma un «antidoto», una cura vitale per ri-generare il territorio. Il Biellese e i Biellesi, oggi, hanno una grande possibilità: lasciare da parte gli individualismi e mettersi insieme per realizzare un piano strategico per il futuro. BIellese Green e EcodiBiella saranno al vostro fianco.

Il resoconto del convegno. In sintesi, cosa hanno detto i relatori

di FIORENZA BARAZZOTTO

Sabato 25 febbraio, l’Auditorium di Città Studi Biella ha ospitato l’incontro «Il futuro del Biellese nelle nostre mani», in occasione della presentazione de «Il Biellese che non ti aspetti». A intervenire non sono solo stati numerosi relatori che hanno dato voce a differenti aree di interesse per la valorizzazione e lo sviluppo del territorio, ma anche giovani biellesi, portavoce dei desideri, delle aspettative e delle criticità delle nuove generazioni.
BIelleseGreen e Eco di Biella hanno organizzato un incontro intergenerazionale all’insegna dello scambio di idee, progetti, aspirazioni che si condividono per il futuro del Biellese: istituzioni, giovani ed esponenti di realtà diverse, dall’architettura all’ingegneria, dall’arte alla didattica fino all’economia, hanno trascorso la mattinata insieme, dialogando e cercando possibili soluzioni per risolvere le problematiche del territorio, ma anche per dare valore alle sue peculiarità.
Ospiti eccellenti, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e il presidente della Fondazione CRB Franco Ferraris, che ha definito il Bielleseun territorio straordinario.
COSA RACCONTATO I RELATORI.
ERMANNO RONDI, ingegnere, sostiene che «se non siamo ambiziosi non raggiungeremo l’obiettivo». Rondi definisce quattro macro-trend: cambiamento climatico, globalizzazione (che implica una riconfigurazione delle catene di fornitura), nuovi modelli organizzativi, mercato. «Ho fatto tre proposte – ha spiegato Rondi – per affrontare il cambiamento: green and smart manufacturing (manifattura circolare), hospitality (turismo ed eventi), open space market (valorizzazione dei prodotti locali)». Alcune delle soluzioni proposte da Rondi sono la valorizzazione degli elementi attrattivi di Biella, come il basso inquinamento e la natura, oppure i nuclei storico-culturali (in merito, cita Cittadellarte – Fondazione Pistoletto); non solo, viene anche suggerito di sfruttare le aree dismesse in città (come l’ex Standa o l’ex Upim) per la creazione di outlet, anche di tipo temporary, delle diverse aziende.
SEVERINO SALVEMINI. La cultura e il talento sono alla base dell’intervento dell’economista Severino Salvemini, che apre il suo contributo con una domanda: «Il rilancio passa attraverso le nuove persone o la nuova industrializzazione? Secondo me passa attraverso le persone, giovani e senior». I talenti, in particolare, portano a ricchezza, a differenti competenze, aprono business e portano nuove tecnologie. Il talento, però, «arriva se il territorio è tollerante verso la diversità. Il Biellese è esclusivo, verticale e settoriale. Dovremmo invece scegliere il paradigma della congiunzione ‘e’ invece di optare per la ‘o’ più divisiva: così, uniremmo con tolleranza».Tra le proposte avanzate da Salvemini figurano presentazioni di libri con autori, masterclass su arte e cinema e occasioni gastronomiche.
FRANCESCA CHIORINO. L’architetto Chiorino illustra il Premio Federico Maggia, concorso nazionale di architettura a cadenza biennale, promosso da Fondazione Sella, dall’Ordine degli Architetti, dai Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Biella e dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Biella. «Attraverso operazioni di risignificazione dei luoghi si cerca il potenziale di determinate parti del territorio. I giovani architetti progettisti sono rimasti segnati dal connubio di industria e natura: il territorio è stato da loro trovato generativo, capace di nascondere un potenziale su cui è interessante lavorare». Talento e meritocrazia sono di nuovo due parole chiave: «Vanno premiati i giovani, a cui va lasciata la possibilità di decidere, scommettendo su di loro».
ANDREA ROLANDO. Docente del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, invita a non vedere il Biellese chiuso nei propri confini amministrativi: il territorio, se considerato in una prospettiva globale, è storicamente centrale. Per questo, anche secondo Rolando, è fondamentale lavorare sulla qualità delle connessioni e delle infrastrutture. «È necessario inoltre – precisa – passare da un’ottica di produzione di oggetti a un’ottica di produzione di paesaggio: sappiamo restaurare case o fabbriche, ma non siamo in grado di restaurare un paesaggio come quello del Biellese; questo è un aspetto che manca». L’idea di restauro del paesaggio «non deve essere legata alla museificazione dell’esistente: per arrivare a un livello maggiore, bisogna fare upcycle, non recycle». Un esempio virtuoso di upcycle è la High Line di New York, parco lineare realizzato su una sezione di ferrovia in disuso. Ma come attivare tali progetti? «Tramite un piano strategico fatto dalla comunità: è una scommessa che si può attivare grazie alla sinergia tra fondazioni, politica, UNESCO e altre realtà».
LUISA BOCCHIETTO. «Essere progettisti significa pensare di poter migliorare le cose»: inizia così l’intervento di Luisa Bocchietto, architetto e designer, che invita a ricordare che cambiare è difficile, ma che bisogna essere pazienti. «L’innovazione si fa per piccoli passi, incentivi, migliorie: per alcuni progetti è necessario avere pazienza. Se non immagini le cose già cambiate, non le cambierai mai». Sono molti gli spunti di riflessione proposti dall’architetto nelle slide proiettate durante il convegno: visione, creatività, identità, legacy, coesione, innovazione, volontà e investimento. Dal coraggio di inseguire un’idea ambiziosa nasce un progetto che può generare un’economia che valorizza l’immagine peculiare del territorio: «Noi biellesi, che siamo abituati a pensare industrialmente, dobbiamo usare la stessa energia per creare cose immateriali». La forte identità del territorio, secondo Bocchietto, deve essere un fattore di sviluppo, che possa favorire il paesaggio, il turismo, i giovani: il coinvolgimento deve essere collettivo per avere una ricaduta generale; perciò, l’impegno non deve arrivare unicamente dai cittadini, ma anche dalla politica. «Sono stufa di sentirmi dire ‘non si può fare perché costa troppo’ – rimarca Bocchietto -: certe cose bisogna volerle, inseguirle e investire su di esse».
PAOLO NALDINI. Il direttore di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, nel suo intervento si concentra sul concetto di rigeneratività: «A Biella, e nel mondo intero, occorre guardare al passato, in cui si trova molto da investire e molto da cambiare – esordisce Naldini -. Bisogna quindi prendersi cura dell’esistente con la capacità di guardare lontano e pensare in maniera diversa». La rigenerazione urbana e territoriale è una tematica che accompagna da oltre 25 anni Cittadellarte, a partire dalla riqualificazione degli spazi dell’ex Lanificio Trombetta negli anni Novanta, avvenuta grazie a nuove tecnologie sostenibili e alla bioedilizia. L’arte accompagna così la cura del territorio, grazie anche ai progetti di Let Eat Bi che spaziano dalla permacultura agli orti urbani, dal biochar a «Terre abbanDonate».
«Ma non è solo rigenerazione urbana o territoriale – precisa -, è anche rigenerazione industriale», riferendosi all’operato di Cittadellarte Fashion B.E.S.T., che collabora con grandi marchi del territorio che hanno a cuore la sostenibilità e la circolarità nell’ambito della moda e del tessile. Il Terzo Paradiso non solo unisce i cittadini del territorio, ma è ispirazione per iniziative in tutto il mondo, grazie all’impegno degli ambasciatori Rebirth/Terzo Paradiso; inoltre, il simbolo trinamico ha raggiunto anche lo spazio, diventando il logo della Missione Vita e raggiungendo la Stazione Spaziale Internazionale. Infine ricorda la GDA – Giornata dell’arte, «evento che i giovani hanno organizzato per molti anni», definendola una «giornata di rigenerazione».
PAOLO ZEGNA. Presidente della Fondazione BIellezza, si annovera tra coloro che sono ottimisti e concentra il suo intervento nel settore del turismo. «Nel turismo bisogna credere, ma nel nostro territorio c’è ancora troppo scetticismo nei confronti di ciò che il turismo potrebbe portare», sottolinea Zegna, e specifica che «dobbiamo diventare ambasciatori del territorio, non servitori del turismo». È importante comprendere con umiltà come è possibile per il Biellese distinguersi e valorizzare le proprie caratteristiche, investire per avere un numero sufficiente di posti letto di qualità che riesca ad attirare flussi esteri meno legati al fine settimana o alla stagionalità, in modo da permettere ai lavoratori del settore di essere attivi lungo l’intera settimana. Il presidente rimarca quanto sia necessario coinvolgere i giovani: «Non possiamo escludere le nuove generazioni. È con loro che dobbiamo costruire il futuro».
ALESSANDRO CICCIONI. Vicepresidente della Camera di Commercio Monte Rosa Laghi Alto Piemonte, si concentra sulla strategicità del territorio biellese e sulle caratteristiche naturali che lo rendono un «concentrato del Piemonte: dal punto di vista geologico e morfologico, tutto ciò che si può trovare in Piemonte lo si trova concentrato in misura minore nel Biellese; questo è un grande atout per la città». Tuttavia, è necessario gestire e valorizzare la parte sud, da molti considerata un mero «cuscinetto»: «Questa zona, chiamata ‘delle baragge’, è l’unica che oggi è raggiungibile in un’ora da Milano e Torino, vista la fruibile viabilità, e ospita inoltre numerosi borghi». Per rivalutare questa porzione di territorio, due anni fa la Camera di Commercio ha stimolato la costituzione dell’associazione «Antichi Borghi di Baraggia», che abbraccia anche comuni vercellesi, per unire un territorio altrimenti escluso dai flussi di investimento pubblici.

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