Paolo Zegna

Paolo Zegna

Presidente Fondazione BIellezza

INTERVENTO

«Il Futuro non si prevede, il Futuro si fa. Ma facciamolo assieme ai nostri giovani»

Al termine di un convegno è sempre difficile intervenire: ci si rende conto che la traccia iniziale che si aveva in mente di raccontare la si deve rivoluzionare in funzione degli interventi di chi ti precede.
Se devo trarre conclusioni, credo che tutti quelli che si sono confrontati attorno a questo tavolo abbiano dimostrato un sano ottimismo e che, anche se rilevo diffuso scetticismo, l’atteggiamento giusto da adottare per portare concretezza al nostro territorio sia proprio l’ottimismo e il pragmatismo.
Fatemi però anteporre un ma… e poi ne spiegherò i motivi.
Sono convinto che il turismo, settore sul quale concentrerò il mio intervento, sarà e dovrà essere uno degli aspetti della futura sostenibilità di questo nostro territorio. Non solo pensando alla sostenibilità green, anche se poi sul «verde» si fonda, ma in quanto settore economico che potrebbe generare vero valore economico, capace di bilanciare quel declino dell’industria tessile che purtroppo abbiamo vissuto negli ultimi decenni ma che comunque rimane un settore di grande prestigio per il Biellese.
«I giovani sono il nostro futuro» si sente spesso dai pulpiti, ma non sempre alle parole seguono i fatti. L’organizzazione di «BIellese Green» sa quanto io abbia insistito affinché a questo convegno partecipassero dei giovani. Nessuno l’ha detto esplicitamente e quindi lo dico io, tutto quanto abbiamo pensato, studiato e intendiamo realizzare come Fondazione BIellezza va nella direzione di un miglior futuro per i nostri ragazzi. Per questo mi sono permesso di condividere il tempo del mio intervento di oggi con un giovane e a breve vi spiegherò le ragioni di questa scelta.
Ho ascoltato con attenzione gli interventi dei relatori che mi hanno preceduto e le azioni che si stanno mettendo in campo. In molti di questi punti però non ritrovo gli obiettivi e le aspirazioni dei giovani biellesi. Pensiamo di fare tante cose per loro ma, dalla loro parte, ci «rinfacciano» che su questo territorio non c’è niente da fare e che non sanno dove andare. Sarà anche una attitudine generazionale ma credo che un problema di fondo esista ed è nostro dovere ascoltare le voci, anche quelle critiche.
Sono andato a ripescare dal volume con la sintesi del convegno organizzato dall’Unione Industriale Biellese nel 2015 un passaggio che diceva: «Il futuro non si prevede, il futuro si fa». In questo pensiero ritrovo il senso del progetto giovani messo in campo dalla Fondazione BIellezza che ho l’onore di presiedere. In Fondazione abbiamo preso un foglio bianco (un approccio condiviso con i fondatori, i finanziatori e le Istituzioni che vi partecipano) ed abbiamo iniziato a lavorare avviando diverse azioni concrete: a mano a mano che le realizzavamo, le condividevamo con il territorio e, ovviamente, con i turisti che stiamo attirando.
Un foglio completamente bianco che si sta riempiendo, giorno dopo giorno, con grande entusiasmo e dedizione. Entro fine anno completeremo il primo triennio della nostra vita, con la speranza che, visti i tanti progetti che abbiamo avviato e che metteremo in pratica nei prossimi mesi, altri anni di attività seguano per la Fondazione. Sarebbe un delitto non credere in ciò – lo dico in maniera molto aperta – e spero ci credano sia coloro che hanno contribuito nel sostenere la Fondazione sino ad oggi sia chi si vorrà aggiungere come nuovo finanziatore: nel turismo bisogna crederci e dedicare risorse su tempi medio-lunghi… e i risultati arriveranno!
Il turismo (e non mi riferisco solo all’Oasi Zegna che conosco meglio per ragioni personali) è un settore che purtroppo non appartiene al DNA biellese. É presente, ha incominciato a vedere significative iniziative e sviluppi: sta anche iniziando a portare dei risultati, ma, purtroppo, non è ancora seriamente integrato in modo profondo nella cultura, nel modo di pensare ed agire nel nostro territorio. C’è ancora troppo scetticismo: non voglio dire che ci sia ancora quell’atteggiamento negativo per cui il turista veniva quasi visto quasi come un invasore della nostra privacy ma di certo, se vogliamo diventare «qualcuno» nel mondo dell’offerta turistica, dobbiamo prendere spunto da qualcosa che nel nostro territorio, tanti anni fa, fu una scelta lungimirante e vincente: la creazione di Idea Biella. Ero ancora un ragazzino quando venne creata: gli imprenditori si misero insieme, scommettendo e credendo in un progetto di grande qualità e di largo respiro, lo finanziarono e, a poco a poco (includendo nell’operazione anche altre eccellenze tessili italiane) rafforzarono la posizione di leader tessili nel mondo.
Questa è la stessa strada che noi dobbiamo oggi percorrere nel turismo: qualità, identità e servizio della nostra offerta. Ed inclusività e partecipazione.
Il Biellese comprende tante realtà che dobbiamo integrare in un unico circuito e promuoverle. Lo ribadisco: all’interno di questo territorio abbiamo tante qualità. Anche se in Piemonte siamo ancora il fanalino di coda del turismo per numero di arrivi e presenze, oggi, per crescere e salire nel percepito dei turisti non possiamo percorrere strade mediocri ed approssimative; dobbiamo puntare all’eccellenza che è da sempre la nostra cifra stilistica e che ci ha contraddistinto anche in periodi difficili di globalizzazione selvaggia. Certo, le nostre montagne non sono il Monte Bianco o i nostri laghi non hanno le spiagge della Sardegna, ma dobbiamo essere coscienti e orgogliosi di ciò che abbiamo nel nostro territorio. Perché dico coscienti? Perché scopriamo che troppi giovani, ancor oggi, non sono a conoscenza e quindi non apprezzano le peculiarità del nostro territorio. Come dicevo, la Fondazione BIellezza, proprio per questo, ha avviato un «programma giovani» e sta mettendo in campo una serie di iniziative. Organizzeremo, in primavera, escursioni culturali/didattiche nel Biellese portando 500 ragazzi delle scuole elementari e medie a visitare, conoscere e apprezzare il territorio per trasformarli in «ambassador» delle nostre bellezze. Se questi ragazzi inizieranno a conoscere e scoprire il territorio e le sue peculiarità – magari anche divertendosi – un domani potranno diventare più orgogliosi al punto da divenire loro stessi testimonial del Biellese.
Ma voglio tornare alla qualità, che non prescinde dalla formazione. Abbiamo sviluppato un percorso formativo anche se abbiamo dovuto prendere atto delle resistenze e delle opposizioni da parte della Regione che male ha interpretato le nostre ambizioni. Insisteremo convinti che, per fare qualità nel turismo, bisogna assolutamente formare le persone fin da giovani, proseguendo nei processi e nei percorsi attivi che nasceranno in collaborazione con le Università di prossimità: solo così rafforzeremo la workforce di cui il territorio ha necessità.
Insisto anche nel dire che nella formazione bisognerà a un certo punto adottare un atteggiamento di umiltà. Molti, purtroppo, nel nostro settore turistico pensano di essere «già arrivati». Con questa spocchia però si evita di confrontarsi con quelle realtà più affermate, quelle che, volenti o nolenti, diventano nostre potenziali concorrenti quando i turisti devono decidere dove trascorrere il proprio tempo libero. Quindi, avanti ancora, tutti quanti con una buona dose di umiltà e grande volontà per capire come veramente potremo distinguerci valorizzando le caratteristiche del nostro territorio.
Umiltà e un forte orgoglio: dobbiamo alimentare una reale consapevolezza che il nostro territorio può mirare in alto. Più turismo significa più lavoro, più attrazione per nuove forze, umane ed economiche. Umane perché purtroppo scarseggiano le persone disposte a impegnarsi nel settore, giovani che vedano insieme al sacrificio di lavorare mentre chi si serve si diverte l’opportunità di diventare ambasciatori delle qualità dei nostri prodotti e del nostro servizio e un domani anche piccoli imprenditori a capo di loro realtà di ospitalità di eccellenza.
Investimenti: dobbiamo credere anche economicamente in grandi infrastrutture del turismo. Se l’imprenditoria biellese non ricomincia ad investire, in particolare in questo settore, non si andrà da nessuna parte.
Oggi non abbiamo sufficienti capacità nell’ospitalità, non siamo appetibili nell’attrarre i turisti provenienti dai circuiti internazionali, quelli meno legati a semplici presenze nel nostro territorio nei fine settimana. Serve per questo un obiettivo di mercato più allargato, diversificato. Non possiamo contare solo ed esclusivamente su Torino, Milano, Varese e forse anche Genova, cioè su un «turismo corto» che si muove sul nostro territorio dal venerdì sera alla domenica mattina. Siamo in una posizione strategica, a poca strada dalle grandi direttrici internazionali: oggi, chi si affaccia al settore turistico come nuovo business non può contare sulle sole presenze di un giorno o due ma deve poter vivere tutta la settimana, per ammortizzare così il costo del personale che lo si deve formare e poi retribuire per l’intero periodo.
Ma torniamo ai nostri giovani: dovranno sempre più far parte dei programmi e delle azioni future della Fondazione in maniera forte e convinta. Per questo abbiamo voluto coinvolgerli, ascoltarli, seguendo in un certo senso quanto già la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella ha realizzato con la creazione del «Manifesto Biella 2030». Cosa abbiamo fatto? Come prima iniziativa abbiamo organizzato un hackathon (BI-Future) a cui hanno partecipato 20 giovani provenienti da 5 Istituti delle medie superiori. Abbiamo affidato loro alcuni temi specifici su cui ragionare e il risultato è stato sorprendente. E’ stata un’esperienza meravigliosa, sia per noi sia per loro. Pur approcciando l’esperienza con un po’ di timore e scetticismo, ne sono usciti con un altro spirito. Più eccitati, più convinti, più consapevoli, al punto da trasmettere il loro entusiasmo ed eccitazione anche ai loro compagni di scuola. Cos’è successo? Li abbiamo coinvolti, fatti entrare nell’esercizio di portare il Biellese ad essere più convinto nelle potenzialità del turismo ed a meglio trasmetterle ai loro coetanei, ai giovani fuori dei nostri confini. In poche parole, si sono messi in gioco. Questo sicuramente è un primo passaggio del cambiamento: basta solo lamentarsi. Basta pensare che non abbiano idee ed ambizioni. Aumentiamo la nostra capacità di ascolto nei loro confronti, offriamo loro la possibilità di partecipare realmente alla vita «degli adulti». Diamo però loro, e facciamo sentire loro, maggiori responsabilità e ambizioni. Questo è il messaggio che vorrei trasferire oggi a tutta la platea presente, a tutti nel Biellese. E’ con loro – i nostri giovani – che dobbiamo progettare questo futuro, questo piano di sviluppo. Sarà un percorso lungo ma sono certo che ci porterà lontano.
Torniamo brevemente a quel ma a cui accennavo all’inizio del mio intervento. Si riferisce proprio a questo: siamo positivi al riguardo delle nostre possibilità. Siamo umili non pensando di essere già arrivati al top. Continuiamo a lavorare con caparbietà per migliorarci ed interrogarci. Investiamo in infrastrutture e servizi …ma facciamolo assieme ai nostri giovani, formiamoli, ascoltiamoli, responsabilizziamoli. I giovani non possiamo e non dobbiamo tenerli fuori. In fondo, lo sappiamo bene, il futuro del Biellese è per loro ma dipende anche da loro.
Paolo Zegna
Presidente Fondazione BIellezza

Al termine dell’intervento il dottor Paolo Zegna, come aveva preannunciato, ha invitato Mattia Agnolin (vai all’intervento), portavoce del gruppo giovani Hackathon Bi Future! a raccontare la loro esperienza.